Volava la farfalla

Canti e favole dal mondo per un momento di famiglia
(Mel di Borgo Valbelluna, 17 dicembre 2023)
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Scena di apertura

Clara entra con una valigetta. Giorgio e Renzo sono già seduti. Clara attacca ai due un papillon.

Clara. Buonasera e benvenuti. Sapete che tanti anni fa, quando non esistevano internet, telefonino, televisione, e persino la pro loco di Mel, nelle nostre frazioni spesso c’era spettacolo di sera. Le famiglie, concluse le attività faticose del giorno, si ritrovavano nella stalla e si raccontavano favole e cantavano. Sapete come chiamavano questi spettacoli? “Filò”. Questa sera vogliamo fare una cosa simile, anche se siamo tutt’altro che in una stalla, ma in questo bellissimo auditorium. Vogliamo passare un momento insieme, come in famiglia, volando con libertà tra favole e canti di varie parti del mondo. Un po’ come una farfalla, che vola libera di fiore in fiore.
Ma prima di partire con il volo della farfalla, vogliamo ringraziare la Pro Loco Zumellese e il Comune di Borgo Valbelluna e tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione di questo momento. E ora… si parte

Volava la farfalla
(Giovanni Caviezel, Roberto Piumini)

Volava la farfalla nel cielo chiaro
Con le sue ali belle d’ogni colore
E si posò sul fiore azzurro e raro
E cominciò a succhiare il suo sapore

Ed era molto dolce e profumato
Sapeva un po’ di zucchero e di sole
Quel raro fiore azzurro in mezzo al prato
Un fiore a una farfalla non può fare male.

Ma mentre lei distendeva
le sue ali sopra di lui
Il fiore s’innamorava
e rideva sotto di lei.

E quando la farfalla volò nel cielo
Con le sue ali belle d’ogni colore
Volle seguirla il fiore azzurro e raro
Ed imparò a volare come un pensiero.

Ed era molto agile e leggero
Battendo forte i petali nel volo
Quel dolce fiore azzurro su nel cielo
Giocando fra le nuvole e il sole

E se ne andavano insieme
la farfalla e il fiore raro
Facendo a tutto il cielo
il solletico dell’amor.

Clara. Questo canto sapete di chi è? Vi dice nulla il nome di Roberto Piumini? Grande favolista, che tra le tante cose che ha scritto, pubblicò con Giovanni Cavaziel un album intitolato “Canzoni bestiali”… nel senso che parlano di animali! Questa sera non vi abbiamo portato Roberto Piumini in persona, ma altri tre personaggi del tutto bellunesi. Noi tre: Giorgio, Renzo e Clara. E ora la nostra farfalla ha deciso di prendere il volo dal Piumini per poggiarsi su un altro grande favolista, Giuseppe Pontremoli. Ora Giorgio vi leggerà una sua favola, in un modo un po’ speciale.

Giorgio. (Legge una favola da un libro scritto in Braille)

Clara. Ma Giorgio, ci mostri il libro? Lì non c’è scritto niente. Bambini, qualcuno sa come ha fatto a leggere?

Giorgio. (Spiega come si scrive e si legge in Braille. Quindi legge una seconda favola)

Clara. Oh oh chi è comparso qui dietro (compare una slide con tre animali: un orso, una mucca e un lombrico). A quale di questi tre animali piacciono le more? (appare una pianta di more, il pubblico risponde). Quale di questi tre animali c’entra con questa cosa che vedete? (appaiono dei cartoni di latte Busche, il pubblico risponde). Quale di questi tre animali passa il tempo sgranocchiare terra? (appare un mucchio di terra, il pubblico risponde). E ora che avete indovinato, la farfalla ci accompagna in tre canzoni che parlano di questi animali.

L’orso e le more
(Giovanni Caviezel, Roberto Piumini)

“C’era un orso nato da poco
che, non volendosi annoiare,
desiderava fare un bel gioco:
ma non sapeva che gioco fare.

Provò a giocare con l’acqua del fiume
Però sentiva una noia bagnata.
Provò a saltare dietro le piume,
ma gli veniva una noia piumata.

Una mattina gli disse il gufo:
«Lo sai che esiste una mora amara?
Io l’ho cercata, però sono stufo…
Non l’ho trovata, perché è molto rara!»

Allora l’orso si mise a cercare
e, per sapere l’amara qual era,
tutte le more provò ad assaggiare
dalla mattina fino alla sera.

E ancora oggi che è un orso vecchio
la mora amara non l’ha trovata:
però cercare gli piace parecchio
e la noia non gli è più tornata.

I fiori e la mucca
(Giovanni Caviezel, Roberto Piumini)

“Dove pascola la mucca col battacchio che fa din
c’eran margherite a mucchi e altri mille fiorellin.
Dove pascola la vacca con la coda qua e là
c’eran tante violaciocche e bei fiori di lillà.

Ma nessuno di quei fiori così belli c’è più:
li ha mangiati quella mucca con la bocca su e giù.

Quel che mastica la mucca e che dopo manda giù
poi diventa latte ricco, o una caramella mou.
Quel che rumina la vacca e che dopo casca giù
lo si può chiamare cacca o con garbo la pupù
.

Ma nessuno di quei fiori
così belli c’è più:
dopo il viaggio nella mucca
sono latte o pupù.

Clara. La terza è invece una canzone tutta bellunese, di autore anonimo, che Renzo riscoprì in gioventù. Parla di un vermetto, precisamente un lombrico, anzi come si dice nel nostro dialetto, di un “but”. La canzone di dice come un piccolo animale, apparentemente insignificante, sia fondamentale per l’ecosistema.

Il but l’è ‘n bìs
(Traduzione del ritornello: Il lombrico è un vermetto che vive sul terreno. Buca, trafora, va dentro e poi va fuori. Esso butta fuori il terreno per il buco: chi è? Il lombrico!)

“El but l’è ‘n bis che vive sul terén
Sbusa, trafora, ‘l va entro e po’ ‘l va fora
.
‘L buta fora al terén par el bus:
elo chi? L’è ‘l But!

E tu, soldato ignoto,
che per strade infestate dai but te ‘n vai!
A un certo momento sorgerà spontanea la domanda:
Cos’è il But ?

(In bellunese): El but l’è ‘n bis che vive sul terén
Sbusa, trafora, ‘l va entro e po’ ‘l va fora
.

(In inglese): The but is a bis living underground
He sbuses, trafores, goes entro e then goes fora
.

(In tedesco): Der But ist ein Bis der lebt unter der Erde
Er sbüsen und trafören, gehet hinten po’ ‘l va fören
.

(In francese): Le but est un ver qui vit dans la terre.
Il troue, il creuse fort, il entre et puis il ressort.

E tu, passero solitario,
d’in su la vetta della torre antica:
Hai visto un but?

Adesso il but, adesso non c’è più
L’è dentro la panza del passero in vacanza!

Clara. Toh ora la farfalla ci ha portato dall’altra parte del mondo un altro foglietto di istruzioni su come funziona un but. È scritto in una lingua strana che non capisco, forse di qualche isola della Polinesia, forse Giorgio tu lo sai leggere, vero?

Giorgio. (Esegue un canto in lingua Maori)

Clara. Noi naturalmente ci fidiamo che quello che hai detto è giusto, anche se non ho capito l’ultima parola. Ora la farfalla inizia ad avere fame. Cosa ci vuole per sfamare una farfalla … ci vuole un fiore, naturalmente. Una canzone dell’indimenticabile Sergio Endrigo. Questa la cantiamo tutti, dai maestro, Giorgio!

Ci vuole un fiore
(Sergio Endrigo)

Le cose di ogni giorno raccontano segreti
A chi le sa guardare ed ascoltare.

Per fare un tavolo ci vuole il legno,
per fare il legno ci vuole l’albero
per fare l’albero ci vuole il seme,
per fare il seme ci vuole il frutto
per fare il frutto ci vuole il fiore, 
ci vuole un fiore, ci vuole un fiore.
Per fare un tavolo ci vuole un fiore.

Per fare un fiore ci vuole un ramo,
per fare il ramo ci vuole l’albero
per fare l’albero ci vuole il bosco,
per fare il bosco ci vuole il monte
per fare il monte ci vuol la terra,
per far la terra ci vuole un fiore
per fare tutto ci vuole un fiore.

Per fare un tavolo ci vuole il legno,
per fare il legno ci vuole l’albero
per fare l’albero ci vuole il seme,
per fare il seme ci vuole il frutto
per fare il frutto ci vuole il fiore,
ci vuole un fiore, ci vuole un fiore
per fare tutto ci vuole un fiore.”

Clara. E ora dove vai farfalla, vieni qua! Dove vai…. Sentiamo ritmi caraibici… eccoci a Cuba! Qui incontriamo un’altra famosa cantautrice, Lluva Maria Hevia, che ci racconterà due storie. La prima racconta di un granello di cannella, che fa di tutto per non finire dentro alla pentola. La seconda storia, la nostra Lluva Maria Hevia l’ha scritta assieme a un poeta cubano, Carlos Varéla. Ci parla del risveglio mattutino. È bello, vero, doversi svegliare di colpo alla mattina per andare a scuola? Forse no, ma se trasformiamo questo momento in questa dolcissima poesia, magari ci sveglieremo più volentieri.

Estela, granito de canela
(Lluva Maria Hevia)

Estela es un granito de canela
Que no quiere, que no quiere caer en la cazuela.

Se escapó por la ventana con comino, con laurel
Con orégano y su amigo pimenton.

Estela es un granito de canela
Que no quiere, que no quiere caer en la cazuela.

El violín está tocando con su orquesta «La sazón»
Porque así nos alimenta el corazón.

Estela es un granito de canela
Que no quiere, que no quiere caer en la cazuela.

Traduzione. Estela è un granello di cannella
Che non vuole, che non vuole cadere nella casseruola.
 Fuggì dalla finestra con il cumino, con l’alloro
con l’origano e la sua amica paprika.
Il violino sta suonando con la sua orchestra «Il condimento»
perché così ci nutre il cuore.

El despertar
(Lluva Maria Hevia, Roberto Varela)

El despertar es un señor con cara de ladrón
que me robó la noche de un tirón,
y guarda en su maleta de candado mágico
los sueños que escondí debajo del colchón. 

El despertar con su algarabía enciende siempre la luz del día.
Es un ladrón que se disfraza con rayos de sol. 

El despertar, capitán del día llena mi cama de algarabía
es un ladrón que se disfraza con rayos de sol.

El despertar cogió una flor que tengo en mi balcón
y se tapó la cara con su olor.
Con un gesto de amor él me empujó los párpados
y abrió las puertas a los duendes del reloj. 

El despertar con su algarabía enciende siempre la luz del día.
Es un ladrón que se disfraza con rayos de sol. 

El despertar, capitán del día llena mi cama de algarabía
es un ladrón que se disfraza con rayos de sol.

Prefiere siempre llegar de día el despertar con su algarabía
Es un ladrón que se disfraza con rayos de sol.”

Traduzione. Il risveglio è un signore con una faccia da ladro
che mi rubò la notte in un sol colpo.
E chiude nella sua valigia con la serratura magica
i sogni che nascondevo sotto il materasso.

Il risveglio con il suo frastuono accende sempre la luce del giorno.
E’ un ladro che si traveste con i raggi del sole.

Il risveglio, capitano del giorno, mi riempie il letto di emozione
è un ladro che si traveste con i raggi del sole.

Il risveglio raccolse un fiore che ho sul mio balcone.
E immerse il suo viso nel suo profumo.
Con un gesto amorevole mi spinse le palpebre
E aprì le porte ai folletti dell’orologio.

Il risveglio con il suo frastuono accende sempre la luce del giorno:
è un ladro che si traveste con i raggi del sole.
Il risveglio, capitano del giorno, mi riempie il letto di emozione,
è un ladro che si traveste con i raggi del sole.

Preferisce sempre venir di giorno, il risveglio con il suo fragore
è un ladro che si traveste con i raggi del sole.

Clara. E ora dove va la farfalla? Toh si è posata su Giorgio! Dunque, vuole che ti lasciamo scatenare tutta la tua creatività. A te il palcoscenico, Giorgio.

Giorgio. (Improvvisa varie canzoni, e conclude con “You gotta move”)

You gotta move
(Rolling Stones)

“You gotta move, child, you gotta move
Oh, when the Lord gets ready, you gotta move!

You may be high, you may be low
You may be rich, child, you may be poor
But when the Lord gets ready, you gotta move.

You see that woman who walks the street
You see that policeman upon his beat
But then the Lord gets ready, you gotta move.

Traduzione. Devi muoverti, ragazzo, devi muoverti.
Oh, quando il Signore è pronto devi muoverti!
Puoi essere alto, puoi essere basso
Puoi essere ricco, figliolo, puoi essere povero
Ma quando il Signore è pronto, devi muoverti!
Vedi quella donna che cammina per strada
Vedi quel poliziotto che si dà da fare
Ma quando il Signore è pronto, devi muoverti!

Clara. E ora dove di porta la farfalla? Toh, a Venezia! Allora facciamo una canzone che si può cantare su una gondola, che ne dite? Ne aveva scritta una bella Francesco Paolo Tosti, un abruzzese emigrato in Inghilterra alla fine dell’800 alla corte della Regina Vittoria.

Venetian song
(Francesco Paolo Tosti)

The night wind sighs,
our vessel flies across the dark lagoon.
The city sleeps, and well she keeps
her watch, the gentle moon.
For with her light, she guides our flight
across the silver sea.

We are alone! The world, my own,
doth hold but you and me.

The night is still, but soft winds fill
and swell the willing sail.
The wind is fair, the scented air
brings perfumes from the vale.
Then fly with me, across the sea,
and leave the world behind.
For here am I, to live or die
as you prove hard or kind.

Traduzione. Sospira il vento notturno, vola la nostra gondola sulla scura laguna. Dorme la città, e veglia bene la dolce luna. Con la sua luce guida il nostro volo sul mare d’argento. Siamo soli! Il mondo, il mio mondo, contiene solo te ed io.
La notte è calma, ma venti leggeri riempiono e gonfiano la vela volenterosa. La brezza è dolce, l’aria profumata porta profumi dalla valle. Allora vola con me, attraverso il mare, e lasciati il mondo alle spalle. Eccomi qui, per realizzare o spegnere il mio sogno, a seconda che tu mi accolga o mi respinga.

Clara. Ecco, ci avviamo a conclusione. La farfalla è scappata nella savana, corriamole dietro… dai tutti in piedi! Una canzone che sapete tutti, almeno la parola del ritornello: Ah wemoweh! È la leggenda di un leone, resa famosa in tutto il mondo da Hank Medress nel 1961. Wemoweh è una parola in lingua zulù, del Sudafrica. Naturalmente non la cantiamo in inglese, che sarebbe troppo facile, ma in lingua Swahili, in una versione inventata da Clara con un amico tanzaniano di nome Adam. Pronti a ballare?

Wemoweh
(Hank Medress)

“Simba mvivu amelala hawezi kuunguruma tena
Sungura mjanja anacheza na ndevu zake ndefu.

Simba mvivu amelala hawezi kuunguruma tena
Tetea mmoja anataga yai kwenye ndevu zake ndefu.

Simba mvivu amelala hawezi kuunguruma tena
Panya mrembo anasuka ghafla ndevu zake ndefu.

Wanyama wote wanamsumbua Simba Mfalme kweli
Simba Mfalme anaunguruma, wote wanakimbia.

Wanaogopa sana mama we!

Traduzione. Il leone pigro si è addormentato e più non ruggirà
Il coniglio scioccherello gioca con la sua lunga criniera.
Il leone pigro si è addormentato e più non ruggirà
Una gallina depone un uovo sulla sua lunga criniera.
Il leone pigro si è addormentato e più non ruggirà
Il topolino intreccia velocemente la sua lunga criniera.
Tutti gli animali fanno dispetti al Re Leone
Finchè Re Leone ruggisce e tutti scappano.
Ora hanno tanta paura del loro capo!

Clara. Speriamo che questo nostro “filò” vi sia piaciuto. Grazie per la vostra partecipazione. Ma non possiamo lasciarci senza prima aver fatto una cosa. Cosa succede tra nove giorni? Che giorno è? Ah Natale! Eh mica possiamo andar via senza esserci fatti gli auguri. E ce li faremo con un’antica canzone francese che ci parla di angeli che annunciano un fatto straordinario, e dalla gioia fanno risuonare le nostre montagne di un canto che ci lega al cielo e riaccende la speranza di pace. Ma dove sono, chi sono questi angeli premurosi che credono nella pace, che hanno cura della terra in cui vivono e dell’umanità che ci abita, che portano gioia e unione nelle nostre comunità? Abbiamo immaginato, elaborando a modo nostro la canzone, che questi angeli siano qui tra noi, nelle nostre borgate, qui a Mel, lì a Farra o a Pellegai, ovunque. Anzi immaginiamo che ciascuno di noi qui presenti può essere uno di questi angeli: è questo l’augurio che vi proponiamo di farci reciprocamente per questo Natale.

Les Anges – Gloria in excelsis Deo
(canto popolare francese, con adattamento … zumellese.
Traduzione del versetto francese: “Gli Angeli nelle nostre campagne hanno intonato l’inno del cielo; e l’eco delle nostre montagne ripete questo canto melodioso“)

“Les anges dans nos campagne ont entonné l’hymne des cieux;
et l’echo de nos montagnes redit ce chant melodieux.
Gloria in excelsis Deo!

Son tutti gli angeli di Carve, Campo San Pietro e Pellegai;
Farra, Bardies, Gus e Conzago, Mel, Tallandino e Zottier.
Gloria in excelsis Deo!

E Carpenìghe, Còrle, Tiago, Villa di Villa e Pont Valmaòr;
Tremea, Nave, Vanie, Pagogna, Campo, Frende, Cordelòn.
Gloria in excelsis Deo!

Carve Montagna, Corte, Follo, Torta, Punèr e Valenzài;
Zelànt, Samprogno e Pagognane, Pàscoi, Borghetto, Col e Marcòi.
Gloria in excelsis Deo!

Signa, Ai Lot e Coldineve, Ciópa, Pianazzo e Marcador,
Portan la pace in ogni borgo, portan la luce ad ogni cuor.
Gloria in excelsis Deo!

Ringraziamenti:
A Mauro, per l’assistenza tecnica
A Lucia, per l’allestimento scenico
A Cesare, per la comparsa dell’orso
Alla Pro Loco Zumellese
Al Comune di Borgo Valbelluna, per il patrocinio