Santa Claus

Dieci anni di memorie, dal 2001 al 2010, quando San Nicolò visitava la nostra famigliola la notte del 5 dicembre, e trovava sulla finestra il vino, e la farina per il mus… e lasciava la sua letterina (che si può leggere in docx e in pdf… ma è ancor più bello leggerla qui di seguito).

2001

Oh Mosè e Clara, Marianna e Benedetta,
mi scuserete se sono di fretta:
dura è la vita per San Nicolò,
portar regali a quintali, ohibò
!

Ma son contento che ho qui dei bambini,
che sono bravi e non son birichini,
so che studiate e non fate baruffa,
beh… ogni tanto si sente un bel “uffa!”.

Spero che capiti solo per caso,
e non vi mettiate le dita nel naso,
né che leggiate seduti giù storti,
come i salici pendon sugli orti.

Vi auguro tanta buona armonia,
come vi insegnano Renzo e Lucia;
e un regalo io lascio a ciascuno
perché di cultura non sia digiuno.

Ho domandato consiglio al mio Mus:
mi ha detto “Clara l’ha ‘l sac pien de bus”
e allora ti do uno zaino per scuola,
con una mucca che vien da Caviola;

a Mosè e a Marianna due bei libretti,
che leggerete sdraiati sui letti.
Certo immagino che Benedetta,
da San Nicolò vorrebbe una tetta,

ma anche a lei darò un libretto,
che mamma e papà leggeranno nel letto.
Direte “’ste cose dove le piglio”?
Guardate, guardate, nel ripostiglio

Lì c’è una sporta di carta marron,
dietro l’armadio e il termosifon.
E ora vi lascio e vi do un bel bacetto,
ho tanti bambini che attendon nel letto.

Se generosi sarete con tutti,
vedrete un giorno sbocciare dei frutti:
con tutti voi sarò forse capace
di riportare nel mondo la pace.

2002

Cari i miei quattro bei bambini
Siete cresciuti e non più piccolini
Sol Benedetta non vuole parlare,
vedrete fra un po’ che gran chiacchierare!

Come mi piace la vostra famiglia!
C’è qualche volta un bel parapiglia
L’una comincia con le osservazioni
L’altra continua con mille ragioni,

l’altro è gentile per modo di dire
ed esauriente nel non far capire
l’ultimo verbo ognun vuole avere
finchè finisce a calci in sedere.

Ma se anche questo può capitare,
è un’occasione per sperimentare
che amare per primo è esser sagace
chiedere scusa riporta la pace.

Perché lo so che vi volete bene
E questo scaccia tutte le pene.
Quanta fortuna essere uniti,
di questo, mai sarete pentiti

con mamma e papà siatene fieri,
lo dico io, che non son nato ieri.
A tutti i compagni vogliate poi bene
Specie a coloro che han delle pene.

So che poi fate il vostro dovere
A scuola e a casa, e allora è un piacere
Lasciarvi in dono un regalino
E bermi in pace ‘sto goto di vino

Qui la mia renna che chiamano mus
perchè magna dut dal budino al cous-cous
si sta brucando la vostra farina
mentre io leggo la tua letterina,

cara Marianna. Sai, preferisco
darti in regalo proprio quel disco,
perché cantare sia tua passione:
ma non lasciarlo sul termosifone!

Clara e Mosè, non mi avete chiesto
Nulla ma voglio fare un bel gesto,
spesso a Belluno non è tempo bello
dunque, vi serve a tutti un’ombrello.

Vorrei però che lo usaste con cura:
mai farlo sbattere contro le mura,
sempre tenerlo in verticale,
sia quando asciutto, sia se a scolare

mai sotto i piedi, mai sotto il sedere,
se le sue stecche vuoi mantenere!
Poi vi ho portato cancelleria,
perché disegnate con gioia e armonia.

E Benedetta? Oh, piccolina,
vuole le tette ogni mattina
non le ho trovate nel fare la spesa
allor le ho portato una certa sorpresa.

Cari bambini! Un bel bacione
Da questo bel gagliardo vecchione
Che sta a Rovaniemi e viene da Bari,
e va a trovare i bambini suoi cari

in questa notte di bianca magia
che canta al mondo la sua poesia.

2003

Sono arrivato di corsa stanotte,
un po’ trafelato, le gambe un po’ rotte.
Oh, che sollievo un bicchiere di vino
Qui forse sta qualche bravo bambino.

Ma si! Sono i quattro di Renzo e Lucia,
quelli che hanno a Zoldo una zia,
come si chiama: ah sì! Zia Loretta
son Clara e Marianna, Mosè e Benedetta!

Sapete, un giorno pensavo anche a voi
Mentre bevevo sgnapa da troi
Dicevo: che in gamba ‘sti quattro bambini:
Anche se a volte un po’ birichini,

s’impegnano a scuola, aiutano in casa.
Stanno su dritti (mmm… meio che tasa)
e spero poi che sian tanto altruisti
perché se si pensa a sé stessi si è tristi.

Cara Marianna, la tua letterina
Me l’ha portata la renna postina:
da Tonio Cartonio che è ben pasciuto
ho preso il libro che ti è piaciuto.

Caro Mosè, detto “Cubaba”
Mi ha riferito la Regina di Saba
Che serve a te una penna a china
Per fare il ritratto della Regina.

E cara Clara, che tieni i bambini
E devi inventar sempre nuovi giochini
Ecco un manuale che ti può aiutare
Nel prezioso servizio che sei in gamba a fare.

A Benedetta un bel giochino,
ora che porti non più il pannolino
ora che balli, che canti e che dici
“Tata Mogè Maannà vado in bici”.

Poi troverete sorprese a iosa,
guanti pantofole ombrelli e… poi cosa?
Viene l’inverno ed occorre attrezzarsi
Occorre vestirsi, c’è poco da farsi.

Mi raccomando: siate ordinati!
Mosè ha una pila di abiti usati
Lì sulla sedia… e libri in giro
Quasi anche sopra il ferro da stiro

Anche Marianna non scherza sul tema:
se Papi vede, il tuo tavolo trema.
Sistema l’armadio, piega i vestiti
Così li trovi tutti puliti.

Ma cosa succede su per le scale?
C’è un odorino che mi fa star male
Forse è la renna che soffre di rogna,
o forse è proprio un profumo di fogna.

Beh, non importa. Ora vi lascio
questi regali, e con la sciarpa mi fascio
per andare a trovare altri bambini.
Vi mando dunque quattro bacini

Con un augurio: che sempre preghiate
Per quelle persone non sì fortunate
Di avere una casa, una bella famiglia,
la fede in Dio Padre che se cadi ti piglia.

Buona notte, Hyva Yöta!

2004

Cari Bambini di famiglia Andrich,
io vi cercavo su a Baldenich!
C’era un errore qui nel mio archivio,
ma appena giunto che fui a quel bivio,

che in realtà è una rotatoria
tosto tornò in me la memoria,
e mi sovvenne in ‘sta testa da pero
dove la casa vostra è davvero.

Anche se intorno è tutto un cantiere,
sono riuscito d’un tratto a vedere
farina, sale e un bicchiere di vino,
è quel che serve pe’l nostro spuntino:

urca che lorda l’avea ‘l me mus
e anca ‘l vin l’è dut ben a fa bus!
Ora che me son an sin pùoc pausà
Pòse, anca a voi, valk ve asà.

Cara Marianna, m’hai scritto da Roma,
con una lista che leggo in poltrona,
l’agenda, la Barbie, due Bratz, dvd,
vache che còr, e po’ cosa de pì?

Di Barbie ne hai una popolazione,
doi braz te i ha bòin, e doi gambe bone,
ma dato che il Ploner ti ha dato la mossa,
avrai il dvd delle vacche in riscossa.

Lo spirito d’ordine è cosa assai bella,
è facile assai: le cose in cartella
sempre riponi una volta usate,
e le matite sian belle affilate.

Finisci sempre ogni cosa iniziata,
poi la rimetti ove l’hai prelevata,
se dai l’esempio anche la Benedetta
pian pian smetterà di fare maretta.

Far sempre bene, alla sveglia, il lettino,
fare ogni giorno un po’ di violino
Sempre le scarpe sul tuo scaffale
Diventerai fenomenale.

Oh Benedetta, ciacolatrice,
che ogni giorno di nuove ne dice,
forse per Barbie volevi un castello?
Ma so che ti piace usare il cervello

Ed un bel gioco di composizione
Che chiaman puzzle è la tua passione,
ma per favore i pezzi conserva!
Che altrimenti ti mando sul Serva.

Cara la Clara, sei diligente,
hai fatto una spesa intelligente,
con i tuoi soldi a studiare Spagnolo,
ecco che meriti un piccolo obòlo [1].

Caro Mosè, col tuo rock privativo,
so che di un cavo da mixer sei privo,
con due spinotti si collegherà,
ma in che modo? ti insegna papà.

E poi a tutti, pensate che a Zoldo,
sono inciampato come un Bertoldo,
e mi è caduto qualche sacchetto:
boh! Forse c’era qualche altro oggetto.

Cari bambini, che bella famiglia!
Collaborate a non far parapiglia:
se Mosi fa ‘l mus, se Benny la thiga,
se Clara s’insusta, se Milli se intriga,

se tutti lasciano le cose in giro
(e qui finisco, sennò è un papiro)
‘sta bella casa diventa un casotto;
mentre, pensate, se sopra e sotto

tutti collaborano a far armonia,
e ad aiutarsi, vedrai che magia:
ciascuno pensando un po’ meno per sè
vedrete che ganzo, che bello che è.

Dio vi vuol bene, vuole da voi,
che siate dei veri figli suoi;
Vi voglion bene, Renzo e Lucia,
e questo è il tesoro più bel che ci sia.

Ora mi aspettano tanti bambini,
di tutti battono i cuoricini,
in dolce attesa di questo vecchietto.
Ciao! Hyvää yötä! sognate nel letto.

2005

Eccomi ancora al 140!
Mi aspettavate, e il cuore mio canta,
nel rivedere i miei quattro bambini,
che dormono e ronzegano nei bei lettini.

E come al solito trovo un bel gòto,
di Rosso Toscano che rimette in moto,
e un po’ di farina per Gigi, il mio mus,
che inte ‘l stomech l’avea altro che ‘n bus.

Le ho ricevute le due letterine,
di Milli e Benni con le domandine,
e la seconda mi raccomanda,
di ricordare i bambini in Uganda.

Brave! è proprio quel che pensavo.
Ma state certi, non dimenticavo:
dalla mia sporta che giace qui fuori,
ora vi porto il latte e i colori.

Quanta più roba occorrerebbe,
sul primo aereo che va ad Entebbe!
Ma se ognuno ci mette una parte,
forse riusciamo nell’opera d’arte

di dare speranza a questi bambini,
e non lasciarli ai loro destini.
Questa è la gara: essere il primo,
a condivider col vostro vicino!

Ma un pensierino vi ho anche lasciato,
perché siete in gamba; e ho preparato
un pacchettino per Benni e per Milli,
ma che non pesa più di due chili.

O cara Milli, sempre sii brava,
sai che tu sei una che se la cava,
dentro di te c’è un gran cuoricino,
tieni un po’ a bada il caratterino.

O cara Benni, sei proprio cresciuta,
mangi di gusto la pastasciutta,
ciacoli e canti come una viola,
e ormai sei una grande nella tua scuola.

Per il Mosè che si è indebitato,
per la tastiera che si è comperato,
credo contento sarà del mio dono:
dal primo gennaio scatta il condono.

Certo, le mani un po’ son bucate,
e quando col tappo le avrai turate,
di non far più debiti suggerirei:
aspetta di avere prima gli schei.

La par condicio ora mi impone
Di dare anche a Clara un bel bustone,
con qualche scheo pronto da usare
per ciò che ti serve, vedrai come fare.

Che bella famiglia! Vorrei restare,
per sentirvi ad esempio suonare,
col pianoforte, corno, violino,
tastiera, chitarra, flauto, ocarino,

con nova cantica e fisorchestra,
la mamma che canta e fa la minestra.
CD che suonano un canto giulivo,
Mosè con gli amici di alfà privativo.

Spero che sempre tra voi ci sia,
come una musica tanta armonia.
Ora vi lascio e torno al mio viaggio:
devo portare a tutti il messaggio

questo vecchietto vi vuole assai bene,
vuole che il cuore non abbia catene,
vuole per voi la felicità!
Minulla oli mukavaa!

2006

Oh che sbadato ‘sto San Nicolò,
avevo una lettera e.. sai cosa, ohibò ?
Mi era finita in fondo alla tasca,
e cerca e cerca… poi son ‘ndà in frasca.

Poi l’ho trovata, e un colpo di vento
L’ha fatta volare. Il fanale era spento,
cosi’ non ho visto dove è finita.
Mannaggia la trota! Mi era sparita.

Allor l’ho riscritta e l’ho data a una tosa,
che l’ha deposta davanti alla rosa.
Cari bambini, che sempre aspettate
Questo vecchietto che con le zavate

Gira di notte a portare i doni,
che è sempre puntuale e non tira bidoni.
Anche quest’anno da voi son venuto
Con il mio mulo che è sempre più irsuto,

che si è mangiato di corsa il panino
mentre gustavo il bicchiere di vino,
del Rosso Toscano che porta Michele.
Oh che sollievo! Era spenta la tele!

Benny mia cara, volevi un cavallo,
ed il mio mulo ha detto “che sballo!”
Poi ho chiamato la piccola Coni
ma elo che ‘sto valk: “little pony”?

Poi l’ho trovato: è proprio un amore!
Trattalo bene, rendigli onore,
gioca con lui, è tanto carino,
tieni le spazzole sempre vicino.

Caro Mosè, che ol la barèta
kande te gire in bicicletta,
ghe ol la sciarpa intorno al collo
come portava il giudice Frollo.

Ora comincian le notti nei bar,
col Caffè Italia non esagerar:
so che voi siete gran bravi ragazzi
e non farete robe da pazzi.

Cara mia Clara, anche tu una sciarpina
per affrontare con brio la mattina,
e un bel berretto che scalda i pensieri
per camminare diritti e fieri.

Sei tanto in gamba, ti sai impegnare,
se valk no va non ti preoccupare!
Far con impegno, far con amore,
è quel che conta. Il resto è … rumore.

Cara Marianna, i soldi che hai
nel portafoglio li metterai,
così nessuno può dire “li arraffo”.
E, a proposito, salutami Baffo.

Sei brava a scuola, a basket, a violino
(magari in questo… ancora un pelino?).
Un po’ più di ordine in cameretta
verrebbe fuori una cosa perfetta.

Cari bambini e voi giovanotti,
quanto felice son io in queste notti
quando ritrovo una bella famiglia
che si vuol bene! E in questa vigilia

ora riparto per altre mete…
(grazie del vino, avevo un po’ sete).

Santa Claus

2007

Nel mezzo del cammin della mia slitta
Mi ritrovai in una strana radura
Piena di scoaze, paciuk e skit de pita.

Ma dove vado in questa notte oscura?
Non vedo un cane, sol straze e ragnatele:
La mia strada diretta era a Belluno

E son finito in discarica a Cordele.
Ma non importa! Animo! Nessuno
Potrà fermar San Nicolò da Bari

Che per San Fermo, Tisoi e Baldenich
Arriverà dai suoi bambini cari
Di mamma Luci e papà Renzo Andrìch.

Oh ma che bello: vi han fatto qui un’aiola
Con tre panchine. Che bravo fu il Comune
Così al mattin quando andate a scuola

Più non vedrete davanti alcun pattume.
Mentre guardavo notai sulla mia destra
Un po’ di vino ed un poco di farina,

pronti per me sulla quarta finestra.
Che gentilezza! Che cosa assai carina!
Io ed il mio mulo li abbiamo ben gustati

E prima di dare a voi i nostri regali,
sulle panchine ci siamo stravaccati
e della slitta aggiustammo i due fanali.

Da chi cominciamo? Ad esempio Mosè.
Gli auricolari che hai sulle recie
per mescolare il Grande Caffè,

un qualcosina pensare mi fece
che han da fare col tuo compleanno.
Perciò pensai – che ganzo son, vedi?

Che due libretti per te bene ci stanno
L’uno di un certo Valerio Manfredi
L’altro per scrivere bene l’Italiano.

E tu Marianna, mia cara signorina,
so che quest’anno sei tanto sportiva:
con gli occhialini da usare in piscina

farai tante vasche, nuoterai più galiva.
Gli scaldamuscoli in puro cotone
Terran calore alle gambe ed alla panza

(Milly, ti prego, risparmia Vodaphone!)
Mentre te ‘n vai a violino ed alla danza.
Gli scaldamuscoli, Clara, anche a te,

Faran sembrare la vita assai più bella
Quando vai fuori con il freddo che c’è,
o mentre leggi questa bella novella.

So che a Strasburgo fra poco tu andrai
Sei stata in gamba, è una gita preziosa
Quante amicizie tu conoscerai!

Ed or veniamo all’ultima tosa:
sulla collina dell’Anconetta
trovai una lettera bella da sballo

l’aveva scritta la Benedetta
che mi chiedeva un grande cavallo.
Poi mi chiedeva per gli altri bambini

Quelli che non sono come noi fortunati
Che lor portassi astucci e pennini
Perché han diritto ad esser educati.

Ma un vero cavallo non c’era, ed il mio mus
Mi ha detto, che dici di questa copertina
Che piace tanto anche a Katia Bellus?

Or devo andare: arriva mattina.
Ma come ha chiesto Benny qualcosa vi do:
per una scuola in Uganda questi attrezzi

come mi ha proposto “Insieme di può”.
Cari Bambini, ognor sono un po’ a pezzi,
per tutto il viaggio che ho fatto stanotte.

Ma son contento perché in questa famiglia
Ci si vuol bene, non volano botte.
Perché stiate uniti sempre, pregherò!

Parola mia: di San Nicolò!

Dopo aver scritto queste parole belle
Il mulo scalpitò, e prese me e la slitta
e quivi uscimmo a riveder le stelle.

2008

Ogni volta che vengo a Belluno,
arrivo qui con la pancia a digiuno.
Il mulo era sazio già stamattina,
mi sono pappato io la farina.

Sono partito stavolta di corsa,
e nella fretta si è rotta la borsa:
mi son caduti due bei peluche
(quelli che piacciono anche a George Bush).

Ma per fortuna ho saputo che là,
doveva andare il vostro papà
E allora ho chiesto a Joukko Kokko,
di consegnarglieli quando era in loco.

Un lupetto per Benny, e una renna carina
per far compagnia a Mariannina.
Sono sicuro che il vostro papà
grazie a Joukko ve lo recapiterà.

Lascio un pensiero a ciascuno di voi
prima di andarmene per altri troi.
Lascio un augurio alla vostra famiglia
che resti sempre una meraviglia.

Che la trovi così quando ritornerò!
A tutti un abbraccio da San Nicolò.

Il vostro Claus

2009

Ormai sono anni che vengo in ‘sta via.
Stasera c’era la polizia
Allor mi son detto: ritorno più tardi
Prima recapito i doni ai sardi.

Poi son tornato alle tre di mattina
Il mulo pensò di trovare farina
Invece ha trovato un bel panino!
Se l’è mangiato e ha fatto un ruttino.

Ho riposato nel vostro giardino,
senza rumore, per non svegliar Pino.
Oh ma che buono quel vino di Puglia,
solo un pochino, o la testa farfuglia!

Cari bambini ormai giovanotti,
Ormai son più di venti le notti
In cui visitato ho la vostra famiglia,
e mi son detto: ma che meraviglia!

Come ritorno qui volentieri,
a recapitarvi i miei pensieri!
Parto da Benny: la sua letterina
Mi domandava più d’una cosina.

L’ho letta a Venezia: mi son detto “xe beo,
se ghe fasso el regào de ‘no Scarabeo,
‘n pocheto de shampoo, de nosi e bagigi
Che g’ho comprà a le isole Figi”.

Caro Mosè, che studi a Milano
Serviva una giacca e non il pastrano
Quando la mamma ha chiesto il conto
(lei non lo sa) ho fatto fare uno sconto!

E nella sporta (se il manico tiene)
Trovi bagigi, il miele e il Pantene.
Cara mia Clara: anche tu studentessa!
Dopo ogni giorno di studio sei lessa,

avevi bisogno di un bel PC
ho chiesto lo sconto alla ABC;
e in questa sporta dai manici stretti
trovi profumo, bagigi e calzetti.

Cara Marianna, roba da ciodi!
I telefonini non son così sodi,
devi tenerlo con molta più cura,
il preventivo faceva paura!

Per questa volta te l’ho riparato
Grazie a un mio amico che è uno scienziato,
dì a tuo papà che è pronto a Milano
può ritirarlo al metrò Lampugnano.

Qui c’è una sporta con un regalino.
Ma… by the way: come va col violino?
So che a danzare sei un’artista,
so che andrai tra un po’ dal dentista.

Ma che famiglia meravigliosa!
Che fortunati lo sposo e la sposa!
Che fortunati, ragazzi, si sa,
di questa mamma e questo papà!

Ora riparto, continuo il mio viaggio,
non dico dove, non sarebbe saggio.
Il prossimo anno vi rivedrò:
tanti saluti da San Nicolò.

2010

Oh, questa notte ho fatto fatica:
ho preso in prestito un mulo da Enrica
per aiutare il mio mulo a tirare,
così nella neve ho potuto arrivare.

Cara famiglia di Renzo e Lucia
Delle più belle che al mondo ci sia,
qui volentieri io vengo, nell’orto,
qui mi riposo, e un pensiero vi porto.

Mi son bevuto quel goccio di vino,
è Cabernet! E ho dato il panino
ad il mio mulo e a quello di Enrica:
a uno la crosta e a un la mollìca.

Oh Benedetta, la tua letterina
sai, mi chiedeva una certa cosina:
di quelle cose io no, non m’intendo:
io quei giochini li mando a remengo,

portano via tanto tempo per niente:
meglio qualcosa di più intelligente,
eccoti qui una beauty case
ti servirà “for ever, all days”.

E dal mio amico spagnolo, don Pedro,
eccoti qui una cavalla e un puledro.
Brava, hai pensato anche ad altri bambini,
per loro è meglio darti soldini,

son 20 euro: si può fare un po’!
Li porterai a Insieme Si Può.
Un caro abbraccio alla mia Benedetta !
(ma non dir più “vabbè uffa aspetta”…)

Cara Marianna, so che tu sei,
molto sovente a corto di schei.
Ragazze, diamine, ma risparmiate!
Eccoti un tappo per mani bucate.

Ecco calzetti, sapone e, ohibò,
Qualche soldino io pure ti do,
mettilo via per l’emergenza:
se te lo spendi poi resti senza.

Caro Mosè, sei ormai grande,
Posson servirti un po’ di mutande
Che metti in ordine dentro il cassetto
(e, a proposito, fatti il letto!).

Alla mia Clara, per la mattina,
Un buon profumo da signorina,
ed un augurio superlativo
di pensar sempre in positivo.

Cari ragazzi, riprendo il mio giro
Sennò la poesia diventa un papiro.
Questa famiglia è un vero splendore:
a tutti un abbraccio, vi ho tutti nel cuore.

San Nicolò


[1] In italiano forse si dice òbolo, ma qui è una licenza poetica

Una risposta a “Santa Claus”

  1. Caro S. Claus mi hai fatto un regalo bellissimo. Ancora una volta ho potuto gustare il tuo genio , il tuo amore, la tua attenzione per la tua famiglia. Sono ricordi bellissimi che ti gonfiano il cuore ❤ e ti riempiono gli occhi di commozione. Grazie mille S Claus.

I commenti sono chiusi.