Due cuori in viaggio

Clara, Mauro, Jeison, Melanis, Elisa, Valentino, Flavia, Luca, Francesca Massimo

Si incontrarono sotto alla pioggia, in una fresca giornata di fine aprile: lui, rientrato da pochi giorni dal Sudafrica, dopo dieci anni di lavoro con un’associazione umanitaria, volta alla salvaguardia dell’Infanzia, lei ormai stabilizzata nella cittadina di origine, con un lavoro da infermiera pressa l’ospedale locale. Nel corso del tempo le loro vite avevano preso strade diverse, ma entrambi avevano mantenuto la passione per il lavoro in ambito sociale.

Quando si videro, Marco si stava recando al campo da calcio per rivedere i suoi amici e fare con loro una bella partita, in ricordo dei vecchi tempi; Giulia rientrava a casa dopo aver terminato il turno di lavoro all’ospedale. Entrambi camminavano sotto l’ombrello, entrambi presi dai loro pensieri…tanto presi che si erano urtati con gli ombrelli. Dopo aver mormorato un impacciato “Mi scusi” i loro sguardi si incrociarono e presto le loro facce si dipinsero di un’espressione di sorpresa…e poi di disagio. “Ciao” mormorò Giulia; Marco, interdetto, le rispose con un cenno del capo senza riuscire a proferir parola. E velocemente, come quando un lampo attraversa il cielo, si vide passare davanti i ricordi di quel pezzo di vita che avevano condiviso assieme e che così bruscamente era finito.

Erano andati a scuola assieme, in classi diverse, in quanto Marco era più grande di Giulia; lui aveva la fama di essere un latin-lover, il vero “piacione” della scuola. Col tempo aveva fatto un grande passo in avanti, e da uomo un po’ immaturo e vanitoso era diventato intelligente, sensibile e molto generoso. Giulia si era mantenuta solare, riservata al tempo stesso, ma di gran cuore, quel cuore che l’aveva spinta verso la sua professione, che tanto amava.

Sei proprio tu?” chiese Marco. “Si, sono io!”. “Che bello! Non ti vedo da anni!”, rispose lei. Nel giro di pochi attimi si ritrovarono davanti ad una tazza di thè caldo, pronti a rivivere il loro passato ed a confrontarsi sul loro presente e sul futuro. Entrambi tornati single, avevano lo sfrenato desiderio di famiglia e figli e cercavano un’anima gemella per realizzare questo sogno.

Passarono un paio d’ore assieme, ridendo e scherzando. Non si erano ancora resi conto che l’anima gemella l’avevano appena trovata, anche se entrambi sentirono un brivido lungo la schiena, quando si salutarono. L’appuntamento successivo sarebbe stato di lì a pochi giorni, presso il ristorante del paese.

Così, Giulia cominciò a contare i giorni e le ore che precedevano l’incontro con Marco, chiedendosi cosa fosse mai quello strano batticuore che sentiva nel petto finché, giunto il giorno tanto atteso, si mise un grazioso vestitino azzurro, come i suoi occhi, e raccolse i capelli con una coda di cavallo che le dava un aspetto sbarazzino. Anche Marco, nei giorni seguenti, attese con ansia l’incontro con Giulia; anche lui si preparò di tutto punto, pettinato, con una polo bianca e dei jeans un po’ scoloriti, ma di ottima fattura.

Proprio mentre scendeva di corsa le scale di casa, Giulia incontrò la signora Maria, che abitava al primo piano, e che, a fatica, saliva con una pesante borsa della spesa. Giulia, d’impulso, si offrì di aiutarla e, senza pensarci due volte, prese la borsa e salì affiancando l’anziana signora. Giunte a destinazione, volle che Giulia entrasse in casa sua per offrire una fetta di dolce ed un caffè. Come poteva non accettare l’invito, visto l’entusiasmo con cui la signora le offriva una fetta di crostata e preparava la moca! Si sa, una chiacchierata tira l’altra, e fu così che Giulia, sbirciando l’orologio da polso, si rese conto che era passata ormai mezz’ora e che l’incontro con Marco, forse non sarebbe andato a buon fine.

Mi scusi signora Maria, ma devo proprio scappare” disse allora Giulia con un sorriso cortese ma un po’ imbarazzato. “Non finisci nemmeno il tuo caffè?” “Guardi, ho un appuntamento a cui tengo molto e mi rendo conto di essere tremendamente in ritardo”.

La signora Maria l’accompagnò alla porta, ringraziandola nuovamente per averla aiutata e augurandole il meglio per il suo appuntamento. Giulia iniziò una corsa frenetica per raggiungere Marco il prima possibile; se solo avesse avuto il suo numero, avrebbe potuto avvisarlo. Tanti pensieri nella sua testa accompagnavano la sua corsa e, in particolare, il timore di apparire disinteressata e superficiale.

Nel frattempo, Marco stava terminando il suo secondo aperitivo, ormai sempre più convinto che quel ritardo si sarebbe tradotto in un “bidone” non previsto.

Estrasse a quel punto il suo taccuino degli appunti, all’interno del quale annotava, idee, spunti emozioni, riguardo la sua prossima esperienza umanitaria. Sarebbe partito la settimana seguente per l’India dove si sarebbe dovuto dedicare alla realizzazione di un ospedale in un villaggio povero ed isolato. Gli sarebbe piaciuto raccontare a Giulia di questo nuovo impegno di cui sentiva una grande responsabilità.

I suoi pensieri vennero interrotti da una voce: “Desidera ordinare qualcos’altro? Altrimenti dobbiamo chiederle di liberare il tavolo”. Marco guardò l’ora e si convinse che Giulia non sarebbe arrivata; così con un po’ di tristezza e amareggiato pagò il conto e se ne andò!

Giulia arrivò pochi minuti dopo, ma le bastò una rapida occhiata all’interno del locale per capire che Marco era già andato via. Qualche giorno dopo, Marco decise di passare a trovare una sua anziana prozia, a cui teneva molto perché anche lei da giovane era stata impegnata nel sociale come infermiera Missionaria.  “E’ sempre bello vederti zia Maria” disse Marco avvolgendola in un abbraccio “Anche per me, mio caro Marco! Entra che la tua torta preferita ti sta aspettando!” Marco era un fiume in piena nel condividere con la prozia tutte le idee e le preoccupazioni legate al suo prossimo impegno umanitario.

Al termine di una lunga chiacchierata, la prozia concluse: “Che bello aver avuto in pochi giorni qui da me due giovani seri e così attenti ai rapporti umani…” “Perché, a chi riferisci zia Maria?” chiese Marco incuriosito. La prozia gli raccontò con entusiasmo dell’incontro con la sua giovane vicina di casa: “Spero che a causa mia non abbia tardato a quell’appuntamento cui teneva moltissimo.” concluse la prozia. A proposito”, proseguì “si chiama Giulia, fa l’infermiera e dovrebbe avere più o meno la tua età; magari la conosci”.

Marco rimase in silenzio e sorrise. “Allora non si è dimenticata dell’appuntamento“, pensò Marco “e neppure del desiderio di incontrarci”. Marco però era molto timido e pur avendo ora la possibilità di sapere dove abitava Giulia, salutò la prozia, ringraziandola, e si rifugiò di corsa a casa sua.

Intanto i giorni passarono e maggio, con i suoi primi tepori, cosparse di petali la strada in cui qualche settimana prima Giulia e Marco si erano incontrati. Un giorno, mentre Marco passeggiava di là, appena rientrato dall’India, un soffio divento più forte degli altri e strappò dal prato una piccola margherita che girando su sé stessa si appoggio sui suoi capelli, che per lo stesso motivo non riuscivano a rimanere fermi. Nel tentativo di sistemarsi ì capelli, la margherita, come per incanto, si infilò nell’anulare della mano sinistra e a nulla sono serviti i tentativi per liberarsene.

Mossi dal vento, i petali, uno ad uno, si staccarono, allontanandosi verso l’infinito; a Marco sembrava di sentire una voce ripetere sempre più insistentemente “Mi ami? Non mi ami?”. Improvvisamente quello che rimase della margherita ormai spoglia iniziò a pulsare. Marco rimase impietrito e, mentre una mano si appoggiò dolcemente sulla spalla, scorse nel suo dito il cuore di Giulia.  Marco si sedette e avvicino il cuore di Giulia al suo. Prese la mano che si era appoggiata sulla sua spalla e, girandosi, si fece avvolgere in un abbraccio senza fine.