Clara, Mauro, Melani, Jeison, Patrizia, Milena, Simone, Kalua, Elettra, Aurora
Jack era arrivato da poco tempo nel paese di Mel e decise di trascorrere qualche giorno sulle montagne circostanti. Jack era un uomo di 55 anni ed aveva il tipico aspetto dell’esploratore: barba lunga, capelli lunghi, scarponi, camicia verde, pantaloni marroni; indossava sempre inoltre il suo immancabile cappello con una penna d’aquila.
Era un naturalista e si incuriosiva per ogni essere vivente che incontrava, animale o pianta. Una volta giunto sui monti di Mel, trascorreva i giorni camminando e studiando gli animali e le piante. La sera tornava sempre nella stessa baita di legno dove accendeva il fuoco e scriveva poesie.
Un giorno di pioggia, nonostante il clima avverso, decise di uscire lo stesso per esplorare una zona che non aveva mai visto. Ad un certo punto, mentre camminava, si accorse di aver smarrito il sentiero; provò a tornare indietro ma…niente da fare: non riusciva neppure a trovare quel grande faggio che aveva osservato poco prima!
Decise così di proseguire verso il fondovalle ma, a un certo punto, scivolò. Ruzzolò per molti metri, finché cadde dentro una forra, dove l’acqua scorreva impetuosa. Jack sbatté contro rocce e rami finché si ritrovò tutto bagnato, seduto su una spiaggia di sassolini; più in là scorreva un ruscello. Si guardò intorno: era attorniato da rocce composte da vari strati: “Chissà che storia se potessero parlare” pensò Jack.
Male non si era fatto per fortuna e decise di camminare lungo il ruscello; l’acqua era tuttavia fredda e il giorno giungeva a termine. Decise così di accamparsi per la notte, riparato da un’insenatura nella roccia. Riuscì ad accendersi un fuoco e a pescare una trota che cucinò; fu una cenetta buona, genuina e in solitaria. Non sapeva dove fosse, ma il cielo gli faceva compagnia.
Ad un certo punto, urlò dalla gioia perché vide una stella cadente: “Devo esprimere un desiderio” disse Jack. Chiuse gli occhi e disse: “Fatto”. La serata proseguì con un bel fuoco scoppiettante…finché le palpebre cominciarono a chiudersi. Jack si addormentò, felice e speranzoso che si realizzasse il desiderio espresso.
Sentì un rumore, aprì gli occhi e vide due occhi gialli, brillanti come fanali, che lo fissavano: nello spauracchio la povera aquila rotolò appena a fianco di Jack. “Mamma mia, che grande che sei e che paura che mi hai fatto!” disse spaventato Jack.
“Non devi avere paura di me” rispose l’aquila. “Io conosco il passato, il presente e il futuro. Io volo alto e conosco ogni cosa, rappresento la saggezza, la lungimiranza, l’intelligenza. Sto vedendo la strada che stai percorrendo e ti sono vicino per donarti chiarezza e lucidità mentale, anche per realizzare il tuo desiderio”.
Jack guardò l’aquila e in qualche modo sentiva di potersi fidare: “Io non posso dirti cosa ho espresso, se no non si avvera dicono… ma le tue parole mi fanno riflettere”.
Jack si riaddormentò e aprì gli occhi tra le prime luci del giorno. Chiamò e cercò l’aquila, ma, di lei, nemmeno l’ombra! Si stiracchiò un po’ confusa, ripensando alle parole che questa aveva detto, riguardo a se stesso e al suo desiderio.
Jack pensò di rimettersi in cammino; la strada era ancora lunga per realizzare il suo desiderio… e camminando ripensò alla notte trascorsa. “Che fosse veramente solo un sogno?” si domandava passo dopo passo….
Arrivò quasi in cima alla montagna. Salendo, il panorama era magnifico. Poco dopo, incontrò un vecchio con un agnellino sulle spalle. Scoprì che era un pastore che stava portando il suo gregge alla malga. “Scusi, ci sono aquile da queste parti? “chiese Jack. Il vecchio non rispose ma gli indicò la cima della montagna.
Così Jack proseguì finché si trovò davanti ad una grandissima quercia. C’erano farfalle colorate che gli volavano intorno. Era un posto magico. Si sedette e chiuse gli occhi. Gli sembrò di sentire il suono di un violino. Si ricordò di quand’era piccolo… dei suoi fratelli, della mamma che li chiamava, delle ginocchia sbucciate, dei bagni al fiume e dei tantissimi giochi all’aperto che facevano insieme. “Perché bisogna crescere? Non si può restare per sempre piccoli e spensierati?” si domandò.
La vita in solitaria gli piaceva, ma sentiva che aveva bisogno di altro. Gli mancava qualcosa. E ripensò al desiderio espresso nella notte. Aprì di nuovo gli occhi che era quasi buio e una scia di luce illuminava i rami sopra di lui: erano lucciole. Sembravano volessero farlo salire sui grossi rami, così lui si arrampicò.
In cima all’albero trovò un nido. Dentro c’era un uccello, un passero adulto. Se ne stava tutto solo; i suoi fratelli erano volati via già da un pezzo. Jack pensò che quel passero fosse ferito.
“Ciao uccello!” gli disse. “Mi sa che tu hai un’ala spezzata…forse potrei aiutarti!”.
“Grazie, sei gentile uomo…ma non preoccuparti, le mie ali sono perfettamente funzionanti!”
“Vuoi dirmi che alla tua età non hai ancora imparato a volare?”
“No, ho già imparato a volare.”
“Allora forse hai paura!”
“Ma figurati, non ho paura!”
“E quindi, si può sapere perché non voli?”
“Perché non mi piace!”
Jack fu colto di sorpresa da quella risposta. Com’era possibile che ad un uccello non piacesse volare? Così replicò con la prima affermazione che gli passò per la testa: “Ma gli uccelli sono fatti per volare!”
“Se è per questo, anche gli uomini sono fatti per camminare! Ma, nonostante ciò, tu ti sei arrampicato su questo albero proprio come potrebbe aver fatto una scimmia.”
Jack, preso in contropiede per la seconda volta, in meno di un minuto confidò al passero la faccenda della stella cadente e del desiderio. L’uccello scoppiò a ridere e disse: “Ah, è per questo che sei finito lassù!”.
Jack non aveva ben chiaro come sarebbe continuata la sua avventura, ma le parole del passero gli avevano dato una carica inaspettata; doveva agire, fare qualcosa, per realizzare il suo desiderio.
Fu così che si ritrovò a ringraziare e ad augurare buona fortuna al passero per poi, un po’ frastornato dalla rapida discesa lungo il tronco della quercia, iniziare istintivamente a seguire, prima piano e poi a passo sempre più svelto, lo sciame brillante di lucciole che illuminava l’erba fresca sotto ai suoi piedi.
Sapeva che in qualche modo le lucciole, proprio come la stella cadente della notte precedente, lo avrebbero indirizzato alla realizzazione del desiderio. Jack camminava veloce, senza chiedersi dove quello sciame magico lo avrebbe portato; i pensieri gli affollavano la mente: prima la stella cadente, poi l’aquila, di cui tanto avrebbe voluto apprendere la saggezza, ma che non era riuscito più a ritrovare e infine il passero che, con i suoi consigli lo aveva spinto a intraprendere una strada ancora inesplorata.
Mentre cercava di ordinare i pensieri, tornarono alla sua mente ricordi di infanzia: rivide ancora i giochi e le corse con i suoi fratelli, con John, il più piccolo della famiglia, soprattutto, il suo compagni di gioco preferito, quello stesso fratello con lui da tanti anni ormai, per una sciocca lite, non parlava più.
Si fermò, come svegliato all’improvviso da un sogno, incapace di muovere un altro passo… non poteva credere ai propri occhi! A poche decine di metri da lui eccolo lì, John, il suo amato fratello che passeggiava rilassato in compagnia dei suoi cani. “No, non posso andare da lui… dopotutto io sono un tipo solitario, sto bene così! “ continuava a ripetersi Jack -“…anche se …. no, non posso! Sto bene da solo!”.
Perso nei suoi pensieri, non si accorse della presenza dell’aquila accanto a lui, finché questa non iniziò a parlargli: “E così, nonostante le parole del passero, ti abbiamo portato fin qui! Hai ancora dei dubbi su cosa devi fare? Il tuo desiderio è tornare ad unirti a John ed essere una famiglia unita, non è così?”
“Beh, sì, questo è il desiderio più grande” rispose Jack.
“E allora, cosa stai aspettando? Se ora vai da lui, tornerete a ridere insieme e a volervi bene come una volta!”
“Non posso andare contro la mia natura, io sono fatto per stare da solo, per conto mio…”
“Ripensa alle parole del passero: essere saggi significa a volte anche andare contro la propria natura, a volte! Se ti rende felice, fallo!”.
Jack a quel punto, sapeva cosa fare. L’aquila restò lì ancora un po’. Guardò Jack correre verso suo fratello, i due abbracciarsi e ridere di gusto insieme, commossi.
Jack aveva finalmente realizzato il suo desiderio.